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Off topic Su tutto e su niente - un modo di passare il tempo in buona compagnia... |
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#1 |
Junior Member
Join Date: Dec 2010
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L'ULTIMA MATTANZA
di Sabrina Giannini RaiTre, Report in onda con "L'ultima mattanza" dedicato alla scellerata pesca al tonno rosso. La pesca al tonno è l'ultima frontiera di una caccia ancora sfruttabile dall'industria. Ma proprio a causa del sempre più crescente consumo di tonno in scatola molte specie sono eccessivamente sfruttate. La storia del tonno in scatola e del tonno rosso del Mediterraneo, quasi in estinzione a causa dei giapponesi e della "moda" del sushi, sono il paradigma per capire quanto sia stupido l'uomo nel gestire le risorse del pianeta. Troppi interessi e le ipocrisie dei politici ruotano intorno all'industria e alla pesca industriale del tonno e alle politiche mondiali per la conservazione delle specie sull'orlo dell'estinzione. E il consumatore che, a causa della scarsa informazione in etichetta, non sempre è in grado di capire che con il proprio comportamento alimentare rischia di far sparire per sempre il pesce più importante per gli equilibri del mare. Andando avanti così ai nostri figli lasceremo in eredità il sushi a base di riso e fagioli azuki. link al video link al testo integrale
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http://www.earthlings.com/ http://www.massacreanimal.org/ http://www.scienzavegetariana.it/ Last edited by Earthlings; 25-05-2010 at 14:10. |
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#2 |
Junior Member
Join Date: Dec 2010
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http://www.greenpeace.org/italy/news/scatolette-tonno
"Rompiscatole". La classifica per salvare il tonno Il tonno in scatola è la conserva ittica più venduta sul mercato mondiale, ma l’industria del tonno al momento non può esser considerata sostenibile. Come si può leggere nel rapporto “Tonno in trappola” http://www.greenpeace.it/tonnointrap...PORT-TONNO.pdf la pesca al tonno minaccia le risorse sovrasfruttando gli stock di tonno e catturando esemplari immaturi e danneggia l’ecosistema marino causando ogni anno la morte di migliaia di squali, tartarughe marine e altre specie. L’Italia è uno dei più importanti mercati mondiali per il tonno in scatola e il secondo più grande produttore in Europa. Per questo abbiamo lanciato un’indagine sulla sostenibilità delle scatolette di tonno vendute nel nostro Paese, inviando un questionario a punti a ben 14 aziende che coprono più dell’80% del mercato nazionale. La “classifica rompiscatole” si basa sui risultati della nostra indagine* e vuole spingere le imprese verso una maggiore sostenibilità e orientare i consumatori ad acquisti più responsabili. http://www.greenpeace.org/italy/news/scatolette-tonno Roma, Italia — Cosa c'è davvero nelle scatolette di tonno? Lo svela la nostra classifica "Rompiscatole". http://www.greenpeace.it/tonnointrappola/ Abbiamo valutato 14 dei marchi di tonno in scatola più famosi in Italia e ben 11 finiscono "in rosso" perché non sono in grado di garantire la sostenibilità del proprio prodotto. Zero in pagella per MareAperto STAR, Consorcio e Nostromo. Meglio per Coop, ASdoMar e Mare Blu! Il tonno in scatola è la conserva ittica più venduta in Italia e nel mondo. Pochi sanno, però, che per pescarlo si utilizzano spesso metodi distruttivi come i palamiti e le reti a circuizione con sistemi di aggregazione per pesci (o FAD), responsabili della cattura accidentale di un'ampia varietà di altre specie, tra cui tartarughe e squali, e di esemplari immaturi di tonno. Il pinna gialla, il più consumato in Italia, è sotto pressione e la salvaguardia di alcuni stock desta ormai serie preoccupazioni. Per raccogliere informazioni sulla sostenibilità delle scatolette, abbiamo inviato un questionario alle aziende e sulla base delle risposte pervenute abbiamo elaborato la valutazione. Zero a Tonno MareAperto STAR e Consorcio per la loro assoluta mancanza di trasparenza: le aziende si sono rifiutate di rispondere al questionario. 0,7 a Nostromo che fornisce ben poche informazioni sulla provenienza del tonno utilizzato. Riomare guadagna qualche punto in più, perché dimostra di avere informazioni precise sull'origine dei propri prodotti, ma si trova comunque in basso, non avendo adottato precisi criteri di sostenibilità nella scelta del tonno utilizzato. Il punteggio più alto va a Coop, ASdoMar e Mare Blu, le uniche che hanno adottato una politica scritta per l'approvvigionamento sostenibile. ASdoMar, inoltre, è uno dei pochi che, in metà dei propri prodotti, utilizza il tonnetto striato – specie considerata in buono stato - pescato con metodi sostenibili (lenza e amo). Cambiare è possibile. Quando i consumatori hanno sollevato il problema delle catture dei delfini, l'industria ha risposto positivamente e ora quasi tutto il tonno in scatola venduto in Italia è "dolphin safe", ma purtroppo non basta. Le decisioni dei produttori di tonno in scatola e della grande distribuzione organizzata possono davvero trasformare il mercato. La soluzione esiste, e prima che anche gli stock di tonno tropicale vengano totalmente compromessi, come è successo per il tonno rosso del Mediterraneo, bisogna eliminare gli attrezzi pericolosi, ridurre lo sforzo di pesca e tutelare con riserve marine le aree più importanti per queste specie.
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http://www.earthlings.com/ http://www.massacreanimal.org/ http://www.scienzavegetariana.it/ Last edited by Earthlings; 25-05-2010 at 14:27. |
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#3 |
e la zecca Misha
Join Date: Feb 2006
Location: Trento
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ho visto report e ora mi chiedevo proprio che tonno prendere ....
a misha comperavo il naturale a seconda delle offerte (palmera, il peschereccio, coop, weight watcher), noi quello all'olio (solitamente maruzzella, coop o rio mare) però ora vorrei scegliere con cognizione di causa dopo le immagini che ho visto |
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#4 | |
Member
Join Date: Dec 2004
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![]() Nel film Matrix qualcuno disse : Ora comprendo, è l'uomo il virus... quanto è vero, purtroppo! |
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#5 |
e la zecca Misha
Join Date: Feb 2006
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#6 | |
Distinguished Member
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Sottoscrivo in pieno!!!!
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CLAUDIA e GHOST ![]() |
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#7 |
Member
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Ecco un bell'esempio di pessimo giornalismo (d'altronde basta vedere da dove arriva)...
Notizia talmente assurda quanto falsa o fuorviante e catastrofista. Non so quale sia la verità sottostante, ma provando a "interpretare" forse era meglio dire che nelle grandi città e nelle grandi catene di distribuzione il pesce che si compra è tutto o quasi pesce importato... ma è altrettanto vero che nelle cittadine costiere il pescato locale è disponibile eccome, anche nella grande distribuzione... @pink Io al tuo posto non avrei proprio di che vantarmi di dare carne di balena al mio cane visto che sono in via di estinzione!
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Fabrizio & Oxy ![]() Last edited by oxy; 03-05-2011 at 12:42. |
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#8 | |
Member
Join Date: Dec 2004
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#9 |
Junior Member
Join Date: Aug 2010
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#10 |
Junior Member
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RICERCA
Pesce, abbiamo finite le scorte, i nostri mari sempre più poveri Il "Fish Dependence Day": l'ultimo pesce preso in Italia lo abbiamo mangiato il 30 aprile. Da questo momento, usiamo solo prodotti importati. Lo rivela la ricerca della New Economics Foundation, che calcola la capacità produttiva dei mari dei vari Paesi europei e la confronta con i consumi di pesce negli stessi Paesi di ANTONIO CIANCIULLO Dal 2000 è cresciuta senza sosta la differenza fra ricchezza dei mari e prelievo ROMA - Abbiamo finito le scorte. Ci siamo mangiati l'ultimo pesce preso in Italia il 30 aprile e da ieri portiamo a tavola pesce importato. L'intera Europa consumerà la propria produzione ittica entro il 2 luglio, giorno in cui scatterà la dipendenza dagli altri mercati. Il calcolo è stato fatto dal Nef (New Economics Foundation 1), che si definisce un "think-and-do tank", un gruppo indipendente di ricerca e azione che studia il reale benessere economico dei vari Paesi. E la stima viene elaborata in base a una simulazione statistica: ogni anno si calcola la capacità produttiva dei mari dei vari Paesi europei e la si confronta con i consumi di pesce negli stessi Paesi. IL RAPPORTO (pdf) 2 Il risultato è sconfortante. Dal 2000 la differenza tra la ricchezza dei mari e il prelievo è diventata sempre maggiore, il deficit alimentare è cresciuto senza sosta. Ogni anno i nostri mari si impoveriscono rispetto all'anno precedente e il Fish Dependence Day, il giorno in cui finisce l'autosufficienza alimentare per il pesce, si anticipa. Ecco i dati relativi ad altri Paesi: in Spagna il pesce autoctono si esaurisce l'8 maggio; in Portogallo il 26 aprile; in Francia il 13 giugno; in Germania il 27 aprile; nel Regno Unito il 16 luglio. L'unico paese quasi in pareggio è la Svezia, autosufficiente fino al 30 dicembre. Gli effetti del sovrasfruttamento degli stock ittici europei sono mascherati dall'aumento delle importazioni di pesce proveniente da altri mari. Ma il dato di fondo - si osserva nel rapporto - è che lo sviluppo dell'acquacoltura non è riuscito a bloccare la crescente dipendenza dal pesce importato. "Le catture sono in declino e gli studiosi avvertono che il 54% dei 46 stock ittici del Mediterraneo esaminati sono sovrasfruttati", dichiara Aniol Esteban di Nef/Ocean2012 e coautore del rapporto. "Gli italiani consumano la stessa quantità di pesce del 1999 ma poiché le catture sono molto diminuite hanno bisogno di importare il 37 per cento di pesce in più". Nell'Unione europea, che vanta alcune delle più potenti flotte di pesca del mondo, le catture sono diminuite del 2 per cento l'anno dal 1993. I consumi invece sono cresciuti: tra il 1960 e il 2007 il consumo di pesce mondiale è quasi raddoppiato passando da 9 a 17 chili pro capite l'anno e in Europa si arriva a 22 chili. Secondo la Banca Mondiale le perdite economiche determinate, a livello globale, dall'eccesso di pesca, ammontano a 50 miliardi di dollari l'anno. (02 maggio 2011) fonte |
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#11 | |
Member
Join Date: Mar 2004
Location: Roma
Posts: 781
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Difficile parlare di certe tematiche, ancor di più portarle in evidenza in certi furum. BRAVO! ![]() |
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